Radiografia dell’autorità ecclesiale (la sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
*) Monopolio sessual-sponsal-coniugale.
In mano all’amore egoisticale, mezzo e fine vengono pervertiti:
il mezzo (piacere) si fa fine e questi viene eliminato.
Siamo al quarto modo: la vita viene venduta: è il peccato
della prostituzione. Alla vita umana Dio ha dato un
formato piccolo prima, grande poi, ambedue collegati fra
loro in senso evolutivo.
1) Il formato piccolo o potenziale. Nel grembo materno la
vita è disposta alla sua accensione. La si chiama vita in
potenza o potenziale. Alla fecondazione se ne avrà la
sua accensione.
2) Il formato grande o attuale: è quello che si fa a seguito
della fecondazione. La prima attenzione va al formato
attuale.
Chi ne è proprietario? Sicuramente Dio che la fa essere;
non i genitori, anche se la sua amministrazione Dio l’ha
affidata alla coppia umana, secondo quella coscienza di
cui viene dotata. La gestione poi della vita viene affidata a
ciascuno. Per cui Dio ne è il proprietario per creazione e
affidamento; la persona ne è comproprietaria per gestione.
Vogliamo sapere se la vita in atto può essere venduta. È
possibile al compiersi di una di queste tre condizioni:
a) La vita si espropria liberamente
b) La vita si lascia liberamente espropriare
c) La vita viene forzatamente espropriata.
Quando una vita si presenta espropriata, allora la sua
gestione passa in schiavitù. Uno diventa schiavo. Quando
la persona è schiava, può essere venduta. Abbiamo quella
schiavitù che nel mondo pagano: greco, romano, palestinese
e coloniale, fu largamente praticata. Si sono avuti:
1) Schiavi di conquista: il popolo conquistato passava
schiavo del popolo conquistatore.
2) Schiavi di sconfitta: il popolo sconfitto passava schiavo
del popolo vincitore.
3) Schiavi di colonizzazione: ne sanno qualcosa i popoli
africani, che venivano schiavizzati dai popoli conquistatori,
dando così il via al mercato degli schiavi: la tratta
del negri. Una infamia e una vergogna del mondo cristiano
europeo, per la quale il Papa nel 1992, in Africa,
Senegal, nell’isola di Garèe, ha domandato perdono.
La schiavitù è un fenomeno puramente umano o ha qualche
addentellamento o radice in Dio?
Quello che andiamo dicendo l’abbiamo visto in noi e lo rivediamo
nei fratelli: al mio incominciare un raggio divino di
amore Paterno, espropriato, mi si è ceduto da vivere al sacrificale.
L’espropriazione non gli viene imposta da alcuno, ma
la estrae liberamente dalla sacrificalità del suo amore.
Realizza così la prima condizione. Si espropria liberamente.
E per quale finalità? Per sollecitare una risposta simile al suo
gesto: Lui si cede espropriato da vivere perché io vivendone
mi ceda espropriato a Lui.
Non è un lusso divino e umano, di cui si possa fare a meno,
ma è la dinamica richiesta da una comunione sostanziale,
quale quella di due spiriti personali: Dio e l’uomo. Però
quella divina espropriazione apre la via alla schiavitù di
gestione. Quello che è puntualmente successo. Satana me lo
ha bloccato in mia proprietà, me lo ha immobilizzato imponendogli
la forma dell’istinto, me lo ha sequestrato e poi me
lo ha affidato da vivere egoisticamente.
Partito con un gesto amicale (espropriazione amicale) finisce
in uno stato di schiavitù infernale (espropriazione inimicale)
sempre temporale, talora eternale. Così si realizza la
seconda condizione: si lascia espropriare. Attenzione alla
sua schiavitù, che è unica al mondo. È uno schiavo che gestisce
sacrificalmente e quindi liberamente la sua schiavitù.
Schiavitù liberale, non penale, quale viene gestita dagli
uomini. Da schiavo lui si lascia spremere il piacere del suo
Amore lasciandosi trascinare alla morte dell’amore. Satana
mi ha fatto un vampiro che succhia il piacere dell’amore
Paterno fino a farlo morire. Il Padre vuole la sua schiavitù
per libera comunione. Vuole la Figliale per libera generazione.
Vuole l’umana per libera accettazione sacrificale.
Un simile Padre può scandalizzare e ci può indurre in tentazione:
a far che cosa? A riprovarlo, a esecrarlo, a ripudiarlo:
non lo accetto un simile Padre. Ma la sua schiavitù rimane,
e con la sua la mia. Lui è schiavo del peccatore, e io sono
schiavo del peccato. L’anelito giusto: liberiamoci, o Padre. E
come? Aggredendo la schiavitù col dolore e poi sciogliendola
col sacrificale che ci diamo e che accettiamo. Ma il piacere
che avanza, ci va togliendo il senso della schiavitù, e noi
non la sentiamo più. Proseguendo così c’è poco da sperare
di bene e per Lui e per noi.