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Sia fatta la tua volontà terrestre.
La Paterna sacrificale bellica.

La volontà Paterna è sacrificale. Nessun sacrificale ad essa
si sottrae: non il cosmico, non l’inimicale, e neppure il
bellico. È il sacrificale che si accompagna ad una guerra,
alle guerre, a tutte le guerre.
a) Che la guerra sia un sacrificale non occorre dimostrarlo.
Ce lo dicono le immagini televisive, che ci
hanno mostrato il sacrificale delle guerre a noi vicine:
la guerra del Golfo, della Cecenia, dei Balcani,
del Sudan, del Ruanda, del Burundi,...
b) Che la guerra sia la somma di tutti i sacrificali è facile
immaginarlo e pensarlo.
c) Che la guerra sia il sacrificale più crudele e spietato
lo stanno a dimostrare le sequenze visive e giornalistiche.
Non ha pietà né delle persone, né delle cose,
pur di conseguire quella vittoria, cui punta decisamente
ogni guerra. Si combatte per vincere e schiacciare
il nemico e conseguire la conquista agognata.
d) Nessuno si domanda chi siano quelli che vogliono la
guerra. Tutti lo sanno: sono i capi delle nazioni che ora
astutamente, ora prepotentemente riescono a lanciare
un popolo verso una avventura militare. Sono i capi
delle nazioni a volere una guerra, sfruttando quella
regola ferrea dell’obbligo e della disciplina militare. Ma
come sempre la nostra vista egoisticale è assai corta, e
non pensiamo minimamente che la volontà umana soggiaccia
a una superiore. Quale mai? Alla volontà divina.
Il sacrificale bellico lo vuole Dio: ecco l’assunto. Ma per
quale volontà? Mi sono trovato di fronte a tre possibili volontà
divine. Una prima di stampo biblico: per volontà punitiva
di Dio. Una seconda di provenienza fideata: per volontà permissiva
di Dio. Una terza di provenienza visuata: per volontà
accettativa di Dio. Passiamo all’esame di queste volontà.
*) Dio vuole la guerra per sua volontà punitiva: in altre
parole: la guerra è castigo di Dio. È la affermazione che
percorre tutti i libri dell’Antico Testamento. Il castigo di
Dio che emerge dalla Bibbia si qualifica così:
1) Il castigo è connaturale a Dio: il suo sito naturale è Dio
(insito in Dio). Fa parte della natura di Dio. Dio è creatore
del genere umano. Ne è il legislatore, che detta le
norme del comportamento umano. Ne è la somma giustizia,
per cui Dio premia i buoni e punisce i malvagi.
2) Il castigo è nativo da Dio: esce fuori da Dio e proprio alla
nascita del genere umano. Il castigo nasce da Dio e colpisce
la prima coppia umana. Ecco per quale via: Dio immette
la coppia umana in un paradiso terrestre. Tutto è a sua
disposizione, però attenzione all’albero che sta al centro:
l’albero della conoscenza del bene e del male. In rapporto
a quell’albero, Dio emette un comando proibitivo; lo corrobora
(gli dà forza) con una minaccia punitiva. A disobbedienza
avvenuta, ecco pronto il giudizio applicativo, che
sfocia inesorabilmente nella condanna definitiva. Il castigo
è in Dio, viene da Dio. È Dio che castiga l’uomo.
Una idea così radicata percorre dominante tutti i libri
dell’Antico Testamento. Il popolo devia, e Dio lo consegna
a Madian (Madianiti) per 7 anni. Il popolo peca gravemente
e Dio lo consegna ai Filistei per 40 anni. Il popolo rifiuta Dio
per volgersi ad altri dei e Dio lo consegna per 48 anni all’esilio
babilonese. Una idea così dominante che noi cristiani
l’abbiamo ereditata senza alcun esame critico. Lo si affermava
con sicurezza nel pieno della seconda guerra mondiale:
‘È un castigo di Dio’. Di questa idea non era solo la Chiesa
ebraica, ma lo erano pure le religioni pagane. Così la mitologia
greca. In quella mitologia si parla di un furto gravissimo
perpetrato da un mortale di nome Prometeo a danno
degli dei abitanti sull’Olimpo. Rapisce il fuoco agli dei e lo
reca in dono all’umanità. Il suo castigo inesorabile: fissato
per sempre a una roccia infrangibile, alle mani e ai piedi
distesi crocialmente. È a questo punto che sorge una domanda:
il castigo è nativo da Dio, nasce da Lui o è solo una realtà
applicata a Dio? E da chi sarebbe stata applicata a Dio?
Sicuramente da chi aveva interesse a farlo, per garantirsi la
convalida divina al suo castigare.

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