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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.

Il potere sessuale che sospinge all’accoppiamento e conduce
allo sponsamento, costituisce l’autorità sponsale,
unica nel suo genere. L’accoppiamento percorre due fasi:
1) La fase formativa: giunta alla sua maturazione, passa
alla seconda fase:
2) La fase celebrativa: si celebra lo sposalizio o matrimonio.
Il verbo ‘celebrare’ lo si usa in tutti i campi, ma soprattutto
nel religioso: celebrare la Messa, celebrare il
Matrimonio. Celebrazione: è l’esaltazione (portare in alto
per offrirlo alla attenzione e all’ammirazione) pubblica e
solenne di una realtà. Celebrare un Matrimonio: è esaltare
quella cosa, che la coppia è pronta a congiungere pubblicamente
e solennemente. Vengono facilmente individuate
nel Matrimonio le sue tre componenti:
1) L’oggetto da esaltare
2) La reciproca sua congiunzione da effettuare
3) La pubblicità e la solennità da assegnare.
Vediamole singolarmente:
*) L’oggetto da esaltare: che cos’è? È il reciproco amore.
Ma quale amore? Ce n’è uno che è presente in tutti.
È quel raggio di amore Paterno, che espropriato si cede da
vivere al sacrificale, a ogni essere umano al suo incominciare.
Satana l’ha bloccato su di noi, facendone amore
egoisticale. Ogni coppia ne è satura.
Sicuramente presente e operante in un matrimonio civile;
ma può essere pacificamente presente e operante pure nel
matrimonio religioso.
Può però sopraggiungere un amore sacrificale nuovo. È
quello del Figlio umanato, che si è fatto irradiabile col suo
sacrificale crociale. Il raggio di amore sacrificale Figliale
viaggia col veicolo della Parola che il fideato ha fatto carica
di verità (Parola Veritata), mentre il visualizzato lo fa
carico di spirito (Parola Spiritata). Ascoltata, creduta, se
ne recepisce il suo carico, del quale ci si fa tanto convinti
da comporre una coscienza sacrificale.
La coscienza sacrificale col suo accumulo diventa un faro
tanto luminoso da abbagliare qualsiasi sentire che dà
l’amore egoisticale raggiunto da diversissimi tocchi e da
sciogliermi la morte trasformandola in vita.
Come chiamare una persona nella quale tutto questo è
avvenuto? La devo chiamare: un cristiano.
Uno che segue Gesù vivendo del suo amore sacrificale. E
quando cristiano non è solo l’uomo, ma pure la donna che
si è accoppiata con lui, allora abbiamo due sposi cristiani,
e il loro matrimonio si qualifica come cristiano.
A che cosa li dispone? A fare quello che fa il Padre in ogni
umana creatura: ama lasciarsi sacrificare.
Ma questa è una novità che non tutti sono pronti a recepire
e a scorgerla in se stessi.
Allora andiamo dal Figlio, che ci ha sensibilmente mostrato
quello che l’amore sacrificale dispone a fare.
Quell’amore gli ha fatto amare il lasciarsi sacrificare. Vi è
arrivato espropriandosi liberamente, per cedersi, per mano
amica, alla sua Chiesa ebraica ladra e assassina, come da
Lui descritta nella parabola dei vignaioli perfidi.
In mano sua si è lasciato trascinare a una distruzione totale,
pubblica e ufficiale.
L’ha guidato la perfetta devozione al Padre suo, che nella
generazione temporale gli si era dato da vivere in forma
personale di Figlio; l’ha sostenuto quello stupendo e
potentissimo amore sacrificale.
Ma chi sono i due sposi che sono pronti a lasciarsi sacrificare?
Sono coloro che hanno vissuto castamente il loro
fidanzamento, sviluppando un sacrificale attivo, tale da
disporre fortemente a vivere il sacrificale passivo: lo sponsale.
Una equazione allora si impone: matrimonio cristiano
è solo matrimonio sacrificale. Diverso è il pagano.

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