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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere: monopolio
sacramentale.
Monopolio sessual-spondal-coniugale.

Scartare, impedire, stroncare, vendere, irridere, inaridire la
vita per il piacere, lo sono, ma non li chiamo peccati, per non
essere deriso dall’uomo di oggi. Gli dobbiamo offrire una
lettura più avvincente, eseguita sui segni che oggi si fanno a
ripetizione continua. Una lettura non più fideata, ma visuata.
Davanti al piacere che elimina la vita insorge una richiesta:
in che rapporto stanno la vita e il piacere: nelle sue varie
forme: alimentare, drogale, sessuale. Quale dei due vale di
più? Questo lo si stabilisce dal confronto. Rapportiamoli:
1) Alla priorità: è la vita che precede, il piacere la segue.
2) Al contenuto: la vita è sostanziale, il piacere è accidentale.
3) Alla durata: la vita è permanente, il piacere è transeunte
(si esaurisce).
4) Alla destinazione: la vita è transitante (passa ad un
altro), il piacere è immanente (si ferma nell’individuo).
Composto il raffronto: la vita è sostanza prima, permanente
e transitante; il piacere è accidente secondo, transeunte
e immanente. Da qui una conclusione assolutamente logica:
la vita in assoluto vale immensamente più del piacere.
Solo che nella persona tale rapporto è invertito: il piacere
vale più della vita, al punto che non si dubita ad eliminare
la vita per il solo piacere. Così il piacere dell’alcool brucia
la vita, perché riesce a farsi valere più della vita. Il piacere
drogale distrugge la vita, perché riesce a farsi valere
più della vita. Il piacere sessuale elimina la vita, perché
riesce a farsi valere più della vita. Cosa c’è nella persona
che opera una tale inversione? Il piacere sensibile sta nei
sensi: l’alimentare nell’apparato digerente. Il drogale nel
sistema nervoso. Il sessuale negli organi genitali. Il piacere
è autonomo o dipendente? Nell’animale è autonomo: fa
tutto da solo e per istinto. Nella persona, no. Il piacere
dipende dall’intelligenza, sempre pronta a prestare il suo
servizio. L’intelligenza è una facoltà dello spirito umanato.
Quindi il piacere dipende dallo spirito umano. Il quale
non è solo, ma abitato inscindibilmente da uno spirito
divino. È lo spirito di amore sacrificale Paterno che ci è
dato da vivere al mio incominciare. Satana me lo ha egoisticizzato
imponendogli la forma dell’istinto. Dunque al
comando c’è l’istintività dell’amore egoisticale. È lui che
gestisce il piacere sensibile. E non è che gli dispiaccia una
simile direzione, dal momento che è tutto piacere: un piacere
divino. È il piacere dell’amore divino. Lo è in sé, ma
non da se stesso, perché la sua tensione è per la comunione.
Comunica col piacere spirituale (quello della mia glorificazione),
ma soprattutto con quello sensibile. È allora
che gode, godendo anche del piacere sensibile. Esercita
una calamitazione fortissima su tutti i piaceri, che pure
hanno sempre una loro limitatezza e finitezza e non riescono
a saziare la sua sete che ha dell’infinito. Per questa
sua insaziabilità, la sua brama si ingigantisce sempre di
più. Mangia e ha fame più di prima. Simbiosi perfetta tra
amore egoisticale e piacere sensibile e spirituale. L’amore
egoisticale ha un suo valore sommo (è divino) e lo passa
tranquillamente al piacere. Per il valore ricevuto dall’amore
egoisticale, il piacere si fa valere più della vita. Infatti
l’amore che dirige tutti i piaceri è divino, mentre la vita
scartata è solamente umana. L’amore egoisticale che
sopravvaluta il piacere e svaluta la vita, esercita sempre
un’azione mortifera: genera la morte.
Mentre il piacere sensibile regolato dall’amore sacrificale
genera e alimenta la vita, il medesimo piacere sensibile
regolato dall’amore egoisticale genera esclusivamente la
morte della vita. Lo fa l’alcool, lo fa la droga, lo fa il sessuare
per il solo piacere. Siamo davanti a un segno profeticale
di stampo Paterno. Il piacere che genera la morte è
lì per dirti che l’amore egoisticale è la morte dell’amore
Paterno. A conclusione: il piacere sensibile di fatto vale
più della vita. È l’amore egoisticale che lo fa valere più
della vita, perché tutto lo informa, lo anima e lo dirige. È
un amore che può generare la morte della vita, perché in
se stesso è fatto di morte viva che genera la morte.

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