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Sia fatta la tua volontà sacrificale terrestre: la bellica.

Quale volontà?
*) La punitiva? Davanti alla egoisticale deificazione del
potere punitivo, spontanea sorge la protesta verso quel Dio
che noi cristiani abbiamo ereditato tale e quale dalla
Chiesa ebraica. ‘Che Dio è il nostro che si lascia manipolare
in questo modo?’. Il lamento non è subito giustificabile,
dal momento che la manipolazione ci ha recato qualche
beneficio. Noi persone mature possiamo parlare di
molti benefici che ci ha recato il potere punitivo famigliare,
civile e ecclesiale. Teniamo presente che il castigo bene
funzionava in una società nella quale l’individuo si sentiva
umanamente piccolo, davanti a una autorità esageratamente
grande. Un uomo che ormai si va esaurendo. Posta
questa ambientazione, ecco i benefici arrecati dall’esercizio
di un potere punitivo famigliare e religioso:
1) Il castigo piombante sulle nostre azioni esterne ci inoculava
la convinzione che l’azione era cattiva (il senso del
peccato). Solo alla buona veniva assegnato il premio. In
tal modo si andava componendo la coscienza del peccato,
dal quale sgorgava il dolore del male compiuto.
2) Il castigo, soprattutto il fisico, ci metteva paura; siccome
il castigo era conseguente al male commesso, la paura del
castigo ingenerava la paura del peccato (Paura del peccato).
Il castigo più grave veniva da Dio; da qui la paura di
Dio. La si è fatta santa e la si è collocata alla fine dell’elenco
dei doni dello Spirito Santo: il santo timore di Dio.
3) L’esercizio del potere punitivo concorreva enormemente a
far giganteggiare l’autorità, della quale sentivamo il peso
schiacciante, proprio di una schiavitù morale (Il senso dell’autorità).
I genitori infatti potevano farci ballare a suon
di vergate. Non mancava all’autorità nemmeno l’autorizzazione
biblica: ‘Chi risparmia la verga, odia suo figlio’.
Era questo un modo adeguato per dirigere un essere
umano che da solo non poteva condursi, data la sua innata
piccolarità. Furono questi i benefici arrecati dall’esercizio
del potere punitivo. Benefici reali o apparenti?
a) Anzitutto erano benefici legati unicamente alla condizione
umana: la piccolare. Scompariranno non
appena quella condizione viene superata.
b) Inoltre ci troviamo davanti a effetti buoni provocati
da un qualcosa di cattivo. Cattivo era l’odio iracondo
che animava il castigatore. Cattiva era la ribellione,
anche se non poteva esternarsi per la minaccia di
un raddoppio di castigo. Ora dal male non ne può
venire un bene. Benefici, sì, ma solo apparenti: pote-
vano apparire solo in quella condizione, superata la
quale, i benefici scompaiono. LA scomparsa è lì da
vedere nelle stesse persone mature. Dove sono andati
a finire il senso del peccato, la paura del peccato e
il senso dell’autorità divina?
c) Inoltre i benefici si ottenevano con la imposizione forzata;
un modo di agire contrario a quello divino. Dio
propone, non impone. Benefici apparenti che oggi sono
perdenti. Sempre vincenti invece sono stati i malefici.
Quali i malefici?
1) Il male peccaminoso veniva pedinato, snidato, braccato
e prontamente soffocato. Era l’intolleranza religiosa.
2) Al male peccaminoso veniva dichiarata guerra ufficiale.
Tutti i mezzi erano buoni per sconfiggere il male
morale. Era la guerra religiosa.
3) Quando il peccatore si fissava nella sua ostinazione,
allora si passava doverosamente alla sua eliminazione
fisica. La nostra Chiesa cattolica cristiana vi è arrivata
prepotentemente (Eliminazione criminosa).
È da qui l’Inquisizione, il rogo, l’impiccagione, l’incenerimento
del cadavere e la sua dispersione in Arno. Così per il
Savonarola. Non può servire molto la sua ventilata beatificazione,
qualora la Chiesa non avesse a mettere a nudo la
radice di tali misfatti che hanno un solo sito: la deificazione
del potere punitivo. Ora si può passare alla spiegazione
della manipolazione di Dio. L’operazione fu resa possibile:
1) Dai vuoti di verità: Dio si fa conoscere non globalmente,
ma gradualmente, e la rivelazione di sé viene dosata
in base alla evoluzione della famiglia umana. È naturale
che nella verità permangono dei vuoti. Ora l’uomo religioso
anela alla spiegazione immediata di certe realtà
pungenti, sulle quali grava il silenzio di Dio. Poiché Lui
tace, lo facciamo parlare noi secondo la nostra idea.
Mancava il perché della morte, ed ecco l’uomo religioso
che lo impone a Dio. E la morte diventa castigo per il
peccato. Abbiamo malamente forzato il silenzio di Dio.
2) Dalla sacrificalità del suo amore Paterno. Il lasciarsi
forgiare alla maniera umana, violentare e falsificare, ci
rivela appunto la sacrificalità del suo amore divino.
Però non è una gran cosa la nostra manipolazione che è
puramente ideale (una nostra idea collocata in Dio). Più
orribile fu sicuramente la reale: quella operata da Satana.
L’irradiazione Paterna si è lasciata in ogni essere umano
degradare fino a livello animalesco (istintivizzata).
L’esame della possibile volontà punitiva divina applicata
alla guerra ci porta a questa conclusione: poiché il castigo
non viene da Dio, ma dall’uomo egoisticale, Dio non
castiga mai, né nel tempo, né nell’eterno. Potete pertanto
negare l’inferno come castigo, ma non si potrà toccare
l’inferno eterno come fissazione dell’eterna morte dell’amore
per sua volontà di accettazione sacrificale.

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