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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Il sacramentale. Il monopolio sessual-sponsal-coniugale.

Sia fatta la tua volontà sacrificale inimicale sponsale.
Sacrificale durissimo per chi subisce la separazione.
Mentre chi la provoca va a una nuova sistemazione famigliare
dopo di aver conseguito il divorzio legale.
Se questa è: riabilitazione sociale, l’ecclesiale non gli
viene concessa. Se almeno gli venisse accordata la riabilitazione
sacramentale: la ammissione al sacramento della
Confessione e della Comunione! Quali possibilità ci sono?
Vediamo. La Chiesa ha fortemente congiunto i due sacramenti;
anzi, li ha finalizzati l’uno all’altro: la Confessione
alla Comunione, per una esigenza di grazia. Alla
Comunione si deve andare in grazia di Dio.
Chi ha peccato gravemente e consciamente, deve prima
accedere alla Confessione per averne la assoluzione.
Il divorziato risposato sa di non poter ottenere l’assoluzione,
per cui non accede né alla Confessione né alla
Comunione. Ma fra i cristiani è invalsa una pratica nuova:
comunicarsi senza confessarsi.
La persona cresciuta egoisticamente non riesce più a sottoporsi
al giudizio assolvente del ministro della Chiesa: il
sacerdote. Pure il divorziato risposato è invogliato a seguire
il nuovo costume.
Così cade la Confessione e rimane la Comunione. Siamo
all’esaurimento della Confessione, perché un peccato sta
morendo: ‘Quello che per l’offesa grave fatta a Dio costituiva
una colpa grave e importava una pena eterna’. Il
ministro assolveva dalla colpa e commutava la pena: da
eterna in temporale.
Da qui la penitenza imposta. Proprio in tanta morìa di peccato
e di Confessione, lo Pneuma va immettendo nella
Chiesa cristiana una nuova conoscenza di peccato: ‘È la
malattia di quell’amore Paterno che datosi da vivere ad
ogni incominciare, Stana ha bloccato su di me, avviandolo
alla morte’. È la morte dell’amore.
Il sacerdote si inserisce nella malattia non più come giudice
assolvente, ma come: Medico coadiuvante la guarigione
dell’ammalato. La sua azione non si può che chiamare:
Medicazione: nome nuovo dato alla Confessione. La
Medicazione svolge queste tre funzioni fondamentali:
1) Guidare l’ammalato alla conoscenza di quella malattia
che velatamente scorre automaticamente in ogni sentire
d’amore di odio. La velazione ha qualcosa di magico
e quindi di incantevole: è dato da quel piacerale che
la pervade (È la diagnosi).
2) Guidare l’ammalato a prevedere come si comporterà la
malattia in quelle precise circostanze che andranno a
ripetizione (È la prognosi)
3) Indicare chiaramente quale intervento operare su ogni
scatto automatico mediante quella coscienza sacrificale
Figliale composta con la digestione della Parola
sacrificale su azione dello Pneuma che ne è il
Coscientizzatore (È la terapia o cura)
Applicando la terapia al divorziato risposato, che domandasse
la Medicazione, ecco quale medicina sacrificale proporre:
lasciare coraggiosamente il secondo matrimonio; non
certo per riattivare il primo, che non è più possibile, ma per
ripassare a una vita in solitudine, segnata da un severo
digiuno sessuale: si assolverebbe dal suo gravissimo male.
Chi non riesce a prevedere la paurosa burrasca che scoppierebbe
per opera della trovata che si sentirebbe declassata dal
suo rango di conquistatrice di uomo coniugato. Una vendetta
estrema potrebbe meditare. Non c’è una cura sacrificale
meno sconvolgente? Certo che c’è, ma quanto difficile a
praticarsi! Proseguire nella convivenza in modo che non sia
coniugale. Ma come è possibile dal momento che separazione,
divorzio e risposo avevano come scopo quello di normalizzare
la nuova estasi sessuale? L’una e l’altra medicina
sacrificale è improponibile, inaccettabile, imprendibile,
inapplicabile. Una Medicazione senza volontà di guarigione
è letteralmente inutile. In quelle condizioni andare a
mangiare il Corpo dissanguato di Cristo non può che costi-
tuire il rinnovo del bacio di Giuda. Il suo male è incurabile,
inguaribile. È anche insolubile? C’è un solo mezzo per renderlo
tale, ma solamente tale, senza dargli la scioltezza. È il
dolore: che parte da una coscienza sacrificale, che non può
giustificare il suo gravissimo male. Senza dolore, almeno
finale, l’allineamento a Satana, la divorziata, sarebbe completo
e fatale.

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