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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere: il sacramentale.
Il monopolio sessual-sponsal-coniugale.

Con la separazione scoppiano due mali, ambedue gravissimi:
l’uno si abbatte sul figlio, l’altro se lo fanno i geni-
tori. Nella separazione, questi ultimi svolgono una azione
differente. Chi provoca la separazione (il provocante) e
chi la subisce (il subente). La provocazione è sempre pretestuosa:
il motivo avanzato è sempre falso e lo si adopera
per nascondere il vero. In chi è raggiunto dalla provocazione,
immediata è la reazione.
Si radunano tutte le difese, per poi passare alle offese,
mettendo a nudo il vero motivo che si aggira sempre attorno
alla nuova estasi sessuale. Difese e offese vengono
prontamente e violentemente soffocate.
La separazione assume sempre la forma di uno strappo
crudele e violento. È il modo più naturale per farla finita
con l’estasi coniugale e volgersi definitivamente alla
nuova sessuale. Quando la separazione è inevitabile si può
almeno renderla meno scioccante e traumatizzante. Può
essere resa tale da chi la subisce.
Chi è il subente? Normalmente è la donna, anche se talora
può essere l’uomo. Abbiamo presente la donna che
subisce. Puntiamo lo sguardo sul sacrificale separativo
sponsale che la donna subisce.
Diamogli una base sicura. Chi lo vuole quel sacrificale?
Lo donna col suo parentado punta gli occhi esclusivamente
su chi lo provoca. È su di lui che si scatena l’emissione
tale di rabbia, indignazione e odio da precludere la via ad
un eventuale perdono.
Non si dà alcuno spazio a Dio, se non per rimproverargli
quello che erroneamente gli si attribuisce: ‘Perché permetti
simili cose?’. Ma è proprio vero che Dio permette, lascia
andare, lascia correre? È quanto il fideato ha sempre e solo
suggerito. Se na dà anche una spiegazione più o meno
seria: ‘Dio permette perché rispetta la libertà che ha assegnato
alla persona’.
Solo che l’egoisticità non è libertà, ma schiavitù satanica.
Il Padre rispetta la schiavitù egoisticale e se ne serve per
andare alla morte dell’amore.
La separazione la vuole il Padre per accettazione sacrificale
e chiama la donna ad accettare quel sacrificale che fa
tremare chiunque, anche una donna santa.
Vogliamo ora esaminare le componenti di quel sacrificale
separativo sponsale:
1) La provocazione è sempre menzognera ed è un colpo
talmente duro e forte da produrre nella donna uno stordimento
generale. Per quell’attimo non riesce a raccapezzarsi.
È come una che si perde nel vuoto.
2) Ma ben presto riprende l’aggancio e non può essere il
suo uomo, dal quale coglie l’enormità del suo gesto:
quello di fare a pezzi la promessa di fedeltà coniugale.
3) Ma ormai quell’appiglio non tiene più e allora rilancia
il richiamo forte di quel figlio che la donna sente doppiamente
suo, ma la sordità è totale.
4) Sente venire addosso il crollo improvviso di tutto l’edificio
famigliare.
5) Cerca di salvarsi invocando riguardo e rispetto alla
dignità della persona umana, ma le viene sdegnosamente
negato.
6) Tutto il potenziale femmineocce ha impiegato astutamente
con quell’uomo (la sua bellezza, la sua messa in
mostra, il suo fascino, i suoi modi accuratamente coltivati)
se lo sente svanire in un attimo.
Quella donna vacillante sta per crollare, ma ecco comparire
un nuovo potenziale che si andava forgiando nella sua
egoisticità: quello dell’odio. Amaramente delusa sente
schifo e ribrezzo delle meschinità di un uomo che si lascia
vorticare dalla sessualità d’occasione.
È questa l’aggrovigliata trama di un sacrificale che chiama
in causa il Padre. Come può assegnare un simile sacrificale
a una donna costituzionalmente fragile e pneumaticamente
fragilissima?
Ecco la base sicuramente per una risposta convincente:
ogni sacrificale passivo ha una sua funzione assolvente.
La donna destina alla sua sessualità una massa così grande
di amore egoisticale, che il Padre commisura il sacrificale
assegnato al suo gravissimo male.
Accettato quel sacrificale come dono Paterno, sarebbe
attivata una sorgente salvifica per tutta la famiglia.

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