Introduzione

L’operatività del pensiero passa attraverso questo piccolo
‘virus’ che ci spaventa perché ci immette nella paura del
contagio negativo e mortale delle malattie, e ci rende subito
guardinghi e improvvisamente sospettosi. Ma se, attraverso
il cammino di questo nostro ‘virus’, lo studente ha imparato
a individuarne le traiettorie e le attitudini basilari e fondanti,
ecco che questa piccola realtà ci ridona il vigore nel vivere
nel Mistero e nella Verità quotidiana il nostro cammino.
Al di là delle tradizionali e prudenti paure, ecco che il
‘virus’ mortale e mortifero appare trasformantesi in un elemento
nuovo e traformante anche per noi: da esseri come ci
credevamo e ci pensavamo, a quello che in realtà oggettivamente
siamo, specchiati in questo microscopico ‘virus’ che si
riflette nella nostra anima, nella nostra mente e nel nostro
cuore, rivitalizzandoci. Il contagio positivo è solo iniziato,
ma questo ‘virus’ ha tanta virulenza e tanta forza di graniticità
morale e spirituale, che nessuno lo potrà più scalfire
nella sua crescita e nel suo dirigersi sempre più nel profondo
dell’umanità, dove ognuno di noi si aspetta di vedere, al
meglio, al massimo e all’unicità, quello che appare lungo il
cammino a procedere. Ma ‘virus’ ci ricorda anche il rispetto
e la sacralità timorosa e riverente verso quell’entità tanto
piccola e tanto potente di noi stessi che ancora non conosciamo
appieno, e nella quale procediamo cercando e trovando,
in un già e non ancora noto che è il progredire del ‘virus’ salvifico
e luminoso posto nel cuore dell’universo.


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Radiografia dell’autorità ecclesiale (la sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
*) Monopolio sessual-sponsal-coniugale.

In mano all’amore egoisticale, mezzo e fine vengono pervertiti:
il mezzo (piacere) si fa fine e questi viene eliminato.
Siamo al quarto modo: la vita viene venduta: è il peccato
della prostituzione. Alla vita umana Dio ha dato un
formato piccolo prima, grande poi, ambedue collegati fra
loro in senso evolutivo.
1) Il formato piccolo o potenziale. Nel grembo materno la
vita è disposta alla sua accensione. La si chiama vita in
potenza o potenziale. Alla fecondazione se ne avrà la
sua accensione.
2) Il formato grande o attuale: è quello che si fa a seguito
della fecondazione. La prima attenzione va al formato
attuale.
Chi ne è proprietario? Sicuramente Dio che la fa essere;
non i genitori, anche se la sua amministrazione Dio l’ha
affidata alla coppia umana, secondo quella coscienza di
cui viene dotata. La gestione poi della vita viene affidata a
ciascuno. Per cui Dio ne è il proprietario per creazione e
affidamento; la persona ne è comproprietaria per gestione.
Vogliamo sapere se la vita in atto può essere venduta. È
possibile al compiersi di una di queste tre condizioni:
a) La vita si espropria liberamente
b) La vita si lascia liberamente espropriare
c) La vita viene forzatamente espropriata.
Quando una vita si presenta espropriata, allora la sua
gestione passa in schiavitù. Uno diventa schiavo. Quando
la persona è schiava, può essere venduta. Abbiamo quella
schiavitù che nel mondo pagano: greco, romano, palestinese
e coloniale, fu largamente praticata. Si sono avuti:
1) Schiavi di conquista: il popolo conquistato passava
schiavo del popolo conquistatore.
2) Schiavi di sconfitta: il popolo sconfitto passava schiavo
del popolo vincitore.
3) Schiavi di colonizzazione: ne sanno qualcosa i popoli
africani, che venivano schiavizzati dai popoli conquistatori,
dando così il via al mercato degli schiavi: la tratta
del negri. Una infamia e una vergogna del mondo cristiano
europeo, per la quale il Papa nel 1992, in Africa,
Senegal, nell’isola di Garèe, ha domandato perdono.
La schiavitù è un fenomeno puramente umano o ha qualche
addentellamento o radice in Dio?
Quello che andiamo dicendo l’abbiamo visto in noi e lo rivediamo
nei fratelli: al mio incominciare un raggio divino di
amore Paterno, espropriato, mi si è ceduto da vivere al sacrificale.
L’espropriazione non gli viene imposta da alcuno, ma
la estrae liberamente dalla sacrificalità del suo amore.
Realizza così la prima condizione. Si espropria liberamente.
E per quale finalità? Per sollecitare una risposta simile al suo
gesto: Lui si cede espropriato da vivere perché io vivendone
mi ceda espropriato a Lui.
Non è un lusso divino e umano, di cui si possa fare a meno,
ma è la dinamica richiesta da una comunione sostanziale,
quale quella di due spiriti personali: Dio e l’uomo. Però
quella divina espropriazione apre la via alla schiavitù di
gestione. Quello che è puntualmente successo. Satana me lo
ha bloccato in mia proprietà, me lo ha immobilizzato imponendogli
la forma dell’istinto, me lo ha sequestrato e poi me
lo ha affidato da vivere egoisticamente.
Partito con un gesto amicale (espropriazione amicale) finisce
in uno stato di schiavitù infernale (espropriazione inimicale)
sempre temporale, talora eternale. Così si realizza la
seconda condizione: si lascia espropriare. Attenzione alla
sua schiavitù, che è unica al mondo. È uno schiavo che gestisce
sacrificalmente e quindi liberamente la sua schiavitù.
Schiavitù liberale, non penale, quale viene gestita dagli
uomini. Da schiavo lui si lascia spremere il piacere del suo
Amore lasciandosi trascinare alla morte dell’amore. Satana
mi ha fatto un vampiro che succhia il piacere dell’amore
Paterno fino a farlo morire. Il Padre vuole la sua schiavitù
per libera comunione. Vuole la Figliale per libera generazione.
Vuole l’umana per libera accettazione sacrificale.
Un simile Padre può scandalizzare e ci può indurre in tentazione:
a far che cosa? A riprovarlo, a esecrarlo, a ripudiarlo:
non lo accetto un simile Padre. Ma la sua schiavitù rimane,
e con la sua la mia. Lui è schiavo del peccatore, e io sono
schiavo del peccato. L’anelito giusto: liberiamoci, o Padre. E
come? Aggredendo la schiavitù col dolore e poi sciogliendola
col sacrificale che ci diamo e che accettiamo. Ma il piacere
che avanza, ci va togliendo il senso della schiavitù, e noi
non la sentiamo più. Proseguendo così c’è poco da sperare
di bene e per Lui e per noi.

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Radiografia dell’autorità ecclesiale (la sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.
A comprova della Paterna, la schiavitù Figliale.

La schiavitù umana procede sempre e solo dalla espropriazione
forzata. La divina invece parte prima dal Padre che
si espropria liberamente per entrare in comunione con la
creatura. Poi nella creatura si lascia liberamente espropriare
da Satana. Il tutto me lo ha mostrato il Visuato Paterno.
Ma i più non se ne convincono per assenza di luce
Pneumatica. Viene loro in soccorso la prova sensibile
composta dal Figlio umanato, il quale espropriato si è
ceduto in schiavitù.
Alla base del suo gesto non c’è il comando del Padre, ma
la generazione temporale del Figlio. Nell’atto della sua
metamorfosi temporale, per la quale si fa espropriabile,
cedibile, vivibile e moribile, il Padre si cede espropriato
da vivere al sacrificale in forma personale di Figlio. Il
Figlio del Padre generato nel tempo, viene a fare il Figlio
e lo fa vivendo di amore sacrificale. Proprietario assoluto
di se stesso, come nessun altro, manda a vuoto tutti i tentativi
di eliminazione, a partire da quello messo in atto dai
suoi compaesani: quelli di Nazareth. Segue il fallimento di
un ordine di arresto, per quel suo dire che ha letteralmente
smobilitato le guardie del tempio incaricate. Una lapidazione
programmata viene inibita dalla sua scomparsa
improvvisa. Da ultimo, manda K.O. tutti quelli che erano
venuti ad arrestarlo.
Ma nel suo piano era già fissata la sua ora, nella quale si
sarebbe totalmente espropriato. La sua espropriazione non
viene imposta da alcuno, ma è Lui che si espropria liberamente
prima con una espropriazione amicale. Per entrare
in comunione con i suoi, se li fa amici non come facciamo
noi, che ci appropriamo delle persone che ci piacciono,
mentre rigettiamo quelle che non ci piacciono.
Lui se li fa amici espropriandosi e cedendosi in proprietà
ai suoi dodici. Con quella amicizia Gesù passa in loro proprietà
(amicizia espropriativa). Dunque si fa loro schiavo,
e come tale può essere fisicamente venduto. Uno solo arriva
a tanto. L’uomo di Keriot: Giuda Iscariota. Vdendo che
ormai Gesù era caduto in disgrazia della dirigenza ecclesiale
ebraica e notata l’impossibilità a mettere mano su di
Lui, glielo vende, dietro compenso di trenta denari.
Ed eccoci alla consegna. Gesù non contesta né la vendita,
né la consegna, ma solamente l’uso mostruoso che Giuda
fa del segno dell’amore per coprire la venalità della sua
sequela. Avvenuta la consegna, Gesù viene immobilizzato,
trascinato per quattro tribunali: Anna, Caifa, Pilato,
Erode. Torturato da una straziante flagellazione, da una
spasimante incoronazione e alla fine mandato a morire in
croce. Era questo il patibolo riservato agli schiavi.
La schiavitù è di origine divina. La pratica il Padre prima
per espropriazione amicale, poi inimicale. Ora: la schiavitù
umana chi la vuole? La vuole il Padre per accettazione
sacrificale. E a quale scopo? Per mettere in scena un segno
che vuol parlare e ci vuol dire: che cosa? L’umana forzata
ci parla veramente della libera schiavitù divina: universale:
la Paterna; ecclesiale cristiana: la Figliale. Perché dunque
facciamo tanto per sciogliere l’umana, e non facciamo
nulla per sciogliere la divina in noi?

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Radiografia dell’autorità ecclesiale(la sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.
La vita potenziale viene venduta: la prostituzione.

Dalla vita attuale, espropriabile forzatamente nella sua
gestione, schiavizzabile e quindi vendibile, passiamo alla
vita potenziale. Il suo stato naturale è il grembo della
donna. Sta dilagando una figura di donna sempre esistita:
la donna della prostituzione: è proprio della prostituta il
prostituirsi.
1) Il termine: prostituta: viene dal latino. Si compone di
una preposizione: pro: a favore di; e del verbo: sto: mi
pongo. Congiunti mi danno: mi pongo in favore di uno.
È la donna, libera o sposata, che si pone al servizio dell’uomo.
Prostituzione: è il mettersi della donna a disposizione
dell’uomo disposto a compensare in denaro la
sua prestazione sessuale.
2) L’arma usata: dispone di un’arma potentissima che ha
dalla natura: la sua forza di attrazione. È il suo fascino
che colpisce l’uomo, lo calamita, lo attrae, lo aspira a
sé, suscitandogli una brama difficilmente domabile. È
la seduzione naturale della donna. Inoltre, la donna
bene coadiuvata dall’arte della moda e dall’arte del
trucco corporale e dalle sue blandizie formali, si dà da
fare in tempo e soldi per potenziare la sua forza di attrazione.
Si ha così il fascino artificiale poggiante sul
naturale. Sa bene che i soldi impiegati rientreranno per
via virile.
3) Cosa vuole la prostituta: vende e si fa pagare varie voci
che entrano a comporre il suo compenso per le prestazioni
sessuali.
a) Si fa pagare la sua attrazione sessuale. La naturale
però non è sua, ma viene elargita da natura, che è
figlia di Dio. E Dio se ne serve per accoppiare uomo
e donna secondo un suo disegno. Lei la vuole come
se fosse sua. Inoltre, l’attrazione artificiale è tutta
una costruzione abusiva: poggia sulla naturale che
non è sua e mira a violentare il disegno di Dio.
b) Il fascino della donna accende nell’uomo il movimento
estatico che lo conduce verso l’estasi sessuale.
Tale estasi esige il possesso pieno, se pur momentaneo
della donna. La donna glielo cede espropriandosi
e passando in schiavitù dell’uomo. Un rischio
forte per la donna e se lo fa giustamente pagare. Si fa
pagare la sua schiavitù. È la voce più forte del suo
compenso.
c) La donna posseduta viene frugata in tutte le sue
componenti fisiche e sessuali, e l’uomo vi si butta
bramosamente e ne ottiene la mozione del suo piacere
sessuale. La mozione del piacere è vicendevole,
ma non vi è passaggio dall’uno all’altro: è strettamente
personale. Per cui la mozione piacerale non
meriterebbe alcun compenso.
d) La mozione piacerale coincide perfettamente col
movimento della vita. Ma quel movimento viene
accuratamente deviato, in modo da impedire la sua
accensione. Dove si manda la vita potenziale? La si
manda al macero. È la macerazione della vita che la
donna si fa pagare, come un Comune che si fa pagare
per portare al macero i rifiuti delle famiglie.
A conclusione: un compenso potrebbe spettarle per la sua
messa in schiavitù momentanea e per la macerazione della
vita. Bastano però queste due voci perché una simile
donna alla fin fine scateni il disprezzo dell’uomo che economicamente
squartato e profondamente nauseato da tale
degradazione umana, a un certo momento te la afferri per
la gola, te la stringa nella morsa dell’odio fino a farle sputar
fuori i soldi insieme alla vita e poi te la butti in una
fogna o in una discarica.
Ce n’è abbastanza per capire a quale schiavitù infernale il
Padre si lascia trascinare per volontà sacrificale. Il più
delle volte, mentre il corpo esangue della prostituta va a
finire in una fogna, il Padre insieme con quella creatura va
a finire nella fogna infernale per sempre.
Talora, e speriamo frequentemente, il Padre passionario ti
ripesca dal di dentro quella creatura e ne fa uno spirito
eletto per il cielo. Lo fece pure Gesù con una povera prostituta,
dalla quale fa uscire sette demoni e te la riporta alla
santità: santa Maria Maddalena. C’è una madre da sollecitare:
Maria, perché riduca, limiti il più possibile il fenomeno
dilagante della prostituzione, infamante la donna e
dilaniante l’umanità.

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Radiografia dell’autorità ecclesiale (la sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.

La presa del solo piacere sessuale elimina la vita. Siamo
alla quinta modalità.
*) La vita viene irrisa. Irridere: l’azione di uno che ride
sarcasticamente di una cosa o di una persona.
Una sventagliata di sinonimi rende più comprensibile la
irrisione: deridere, scherzare, tirare in giro, mettere in berlina,
fare sarcasmo. Lo si può fare verbalmente o per
ammiccamento oculare.
Ma oggi si va affermando un modo ingiurioso assai. Lo
compongono persone dello stesso sesso che si accoppiano
con la pretesa di rivendicare parità di diritti con quella
naturale. Sono gli omosessuali.
Un termine che proviene in parte dalla lingua greca, in
parte dalla latina: omos: uguale; sexuo: sesso. Indica una
coppia di ugual sesso.
Sarcasmo ingiurioso, sfidante la vera coppia. Se ne comprenderà
la malizia del sarcasmo interrogando la vita. La
vita, sia potenziale che attuale, è una: cosa grande o picco-
la; di grande o di poco valore; seria o ridicola; degna di
rispetto o meritevole di disprezzo?
Se la vita fosse casuale o fortuita o anche solo frutto di
secolare evoluzione dell’animale più simile all’uomo, che
è la scimmia, non so quale rispetto si meriterebbe. Ma la
vita è diretta creazione divina: Dio la fa essere direttamente
con l’esercizio della onnipotenza creatrice propria del
suo amore beneficale.
È tanto vero questo che la vita l’ha affidata al beneficale
amore sponsale, perché l’avesse a rilanciare. Allora possiamo
tranquillamente affermare e dimostrare:
*) La sua grandezza
a) È grande in se stessa. La potenziale è un concentrato
sommo di potenzialità vitali minuziosamente programmate,
che evolvendosi concorrono armoniosamente
alla formazione di un corpo animato che ha
una sua complessità di organi e di funzioni, una ricchezza
di contenuto tali da destare meraviglia in chi
vi pone mente: l’uomo questa meraviglia. Una vita
avvolta in una tale misteriosità da non essere ancora
pienamente snodata dalla scienza medica. Così
grande che l’uomo non ci arriva a produrne una
simile e meno ancora a superarla. La vita è più grande
della scienza umana.
b) È grande per la sua recettività: è fatta su in modo da
accogliere uno spirito umanato, che il Padre congiunge
col suo spirito irradiato, mediante l’azione
Pneumatica. Per questo l’uomo avviato al suo vivere
si definisce così: corpo animato e spirito Spiritato.
c) È grande per un duplice corteggiamento: il cosmico
e lo sponsale. Il cosmo gli fa da corte inanimata. La
accoglie, la coadiuva, la protegge, la difende e le
fornisce tutto il necessario al suo sviluppo e alla sua
maturazione. La coppia sponsale gli fa da corte animata.
È lei che integrandosi rilancia la vita e la coadiuva
in tutto il suo cammino. Sapendo che il corteggiamento
sponsale poteva venir meno, non poteva
il Padre, riproducendo un modello a Lui simile,
affidare a una sola persona la funzione di fecondante
e di fecondato?
Il Padre si feconda col suo sacrificale espropriativo e cessivo,
concependo e generando eternamente il Figlio. Ma
Lui solo è l’Infinito e solo in se stesso poteva condensarsi
in unità la funzione paterna e materna.
Negli esseri creati, né angelici, né umani, quella perfezione
non era possibile. È proprio delle cose create la finitezza
e la limitatezza; per questo volendo fornire alla vita un
servizio completo, assegna a due creature distinte la funzione
diversificata. Se ne ha così un servizio integrato da
due: due per il suo incominciare, due per il suo sviluppo,
due per la sua maturazione. Da questa origine la realtà
famigliare, posta al servizio della vita, dalla quale la famiglia
attinge tutta la sua grandezza. Una grandezza che per
mano d’uomo si va gravemente riducendo. Si va alla crisi
famigliare. I peccati sessuali concorrono tutti a minare la
solidità dell’istinto famigliare divino e umano. Il peccato
solitario non vuole che nasca. La contraccezione non
vuole che fiorisca. L’aborto non vuole che gioisca. La prostituzione
vuole che si spartisca.
L’omosessualità vuole che inaridisca. È tanto grande la
famiglia che il Figlio non l’ha disdegnata. Lui pure l’ha
voluta, e di quanto amore l’ha circondata! La satira famigliare
più ingrata, oltremodo sfacciata e ingiuriosa viene
proprio lanciata dalla famiglia omosessuale.

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Radiografia dell’autorità ecclesiale (La sponsale).
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere: monopolio
sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.

L’ingiuriosa derisione degli omosessuali, ci ha sospinti a
sondare le qualità essenziali della vita. Stabilito e dimostrato
che: la vita è grande, ora si passa alla sua seconda
qualità: ‘La vita è di grande valore’. Si passa alla sua estimazione
e alla sua valutazione: cosa può ottenere dall’uomo
che è direttamente interessato: solo stima o anche disistima?
La stessa vita può ottenere stima e disistima, non
nel contempo, ma in tempi successivi, e non per un identico
motivo, ma per motivi diversi.
*) Quando la vita ottiene la stima: l’ottiene quando la vita:
1) È perfetta in tutte le sue componenti
2) È efficiente in tutte le sue funzioni
3) È corredata dall’esterno di tutto quello che la rende piacevole.
4) È garantita da avversità minacciose.
In sintesi: la stima la ottiene la vita pienamente sana.
Proprio quello che da tutti viene affermato a ripetizione:
‘Quello che conta e che vale è la salute’. È questa la vita
che ottiene la massima stima, e non solo da qualcuno, ma
da tutti indistintamente. Donde procede una simile estimata
valutazione? Procede esclusivamente da quell’amore
che si sente pienamente soddisfatto di quella vita di cui si
è appropriato. Ma che amore è quello appropriativo della
vita? È l’amore sacrificale Paterno che al mio incominciare,
espropriato, mi si è ceduto da vivere, con una concezio19
ne battesimale cresimata. Satana l’ha bloccato su di me,
trasformandolo in amore egoisticizzato cui impone la
forma istintiva. L’amore egoisticale al mio incominciare
non aveva nulla da prendere dal di fuori; anche perché non
era ancora capacizzato dalla vita appena sbocciata. Non
c’era che mettere mano sulla vita a cui l’amore si era dato
da vivere. Se ne è appropriato con una presa così tenace e
solida, da non mollarla mai più. L’amore egoisticale si è
appropriato del suo abitacolo: la vita; e non sarà mai
disposto ad accettare il crollo della sua casa: il sacrificale
fisico finale. Inoltre l’operatività della vita gli consente
una espansione illimitata. ‘Appropriazione egoisticale
della vita: è il peccato di fondo che è coesteso quanto la
vita’. Mentre la vita si evolve per le qualità che assume o
per le condizioni esterne che l’accolgono, l’amore egoisticale
la può sentire niente affatto piacevole.
a) Ne viene una forte spinta a cercarne e procurarne una
che soddisfi pienamente. Si compiono sforzi giganteschi
per procurarsi una vita piacerale. Da qui traggono
origine tutte le migrazioni umane e scopo migliorativo.
Quale il giudizio di Gesù su chi ha trovato una
vita piacevole? ‘Chi ha trovato la sua vita, la perderà;
e chi ha perduto la sua vita per me, la troverà’.
b) E quando uno viene in possesso di una vita piacevole,
la vuol salvare ad ogni costo e con tutti i mezzi.
Ma chi mai in possesso di una vita piacevolissima e
soddisfatissima non la vuol salvare ed è pronto a
tutto pur di non perderla?
È proprio e solo Gesù che domanda ai suoi di odiare una vita
trovata piacevole e piacevolmente vissuta: ‘Se uno viene a
me e non odia la sua stessa vita, non può essere mio discepolo’.
La vita che soddisfa pienamente o almeno sostanzialmen-
te e globalmente alla piaceralità dell’amore egoisticale, questa
ottiene la stima di ogni persona. È la stima egoisticale.
*) Quando invece ottiene la disistima? Quando non soddisfa
alla piaceralità dell’amore egoisticale.

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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale. Monopolio sessual-sponsalconiugale.

C’è una vita che ottiene la stima: pura stima egoisticale.
*) C’è pure una vita che ottiene la disistima: eccola!
1) Si parte da un dato universale: ogni forma di vita terrestre
va al suo esaurimento, alla sua estinzione. Così è
per la vita vegetale, animale, umana. Volendo però
garantire la continuità, Dio ha provveduto alla inseminazione
di ogni vita. Ogni vita o ha, o produce i semi
per il suo rinnovamento.
2) Dal dato universale consegue una conclusione affermativa:
per sua natura ogni forma di vita è sacrificale: ogni
forma di vita, non esclusa l’umana. Non sempre la si è
detta così. La Chiesa ebraica non l’ha detto così. Ce ne
dà conferma la Genesi e con essa tutto l’Antico
Testamento. Si era data una sua immagine di Dio, per la
quale Dio non poteva che dare origine a entità unicamente
buone. Così nel racconto della creazione. Dio per ben
cinque volte guarda e si compiace delle cose create: ‘ E
Dio vide che ciò era cosa buona’. Ignora completamente
la sacrificalità cosmica. Per cui quando deve far parola
del diluvio universale, ricorre a una spiegazione fittizia:
la generale prevaricazione umana viene da Dio punita
con un immane castigo cosmico. Si era pure fissata a una
immagine di un Dio immortale e impassibile, per cui non
poteva discendere da Dio una vita umana mortale e passibile.
Davanti alla universalità della morte ricorre a una
spiegazione fittizia: il sacrificale della vita lo fa derivare
da una aggiunta punitiva per una grave disobbedienza
iniziale. La duplice soluzione viene guidata unicamente
dalla egoisticità intellettuale. La sacrificalità del cosmo e
della vita umana contrasta con la egoisticità dell’uomo e
la si aggiudica a interventi divini esterni: vita e sacrificalità
non congenite, non coessenzialità creativa, ma
aggiunta punitiva. In questo la Bibbia non ci ha fatto un
buon servizio. Emerge limpida la realtà vera: la sacrificalità
è coessenziale alla vita umana, inscindibile, anche se
non coestesa, superabile proprio mediante il sacrificale di
passaggio: la morte. Pertanto vita e suo sacrificale sono
in congiunzione dall’inizio. Insieme compongono il
dono Paterno: dono di Dio è la vita sacrificale.
3) Dove si radica la sacrificalità della vita? La radice è
tutta nella forma potenziale o piccolare che ha dato alla
vita, riproducendo la stessa forma che il Padre si è dato
alla sua metamorfosi divina. Incominciammo così: un
sommo concentrato di potenzialità vitali armoniosamente
consegnate a comporre un programma perfettissimo.
Vita e suo sacrificale egualmente programmate.
4) A riguardo della sacrificalità della vita c’è però un dato
allarmante: in ogni persona è presente e operante una
grave scissione o lacerazione fra la vita e la sua sacrificalità.
La scissione induce un trattamento diverso: si
ama la vita, mentre si odia il suo sacrificale.
La scissione, umanamente insanabile, è stata indotta dall’amore
Paterno egoisticizzato e istintivizzato. Per istinto
infatti la persona ama la vita che piace e odia il sacrificale
che non piace. Solo che l’odio antisacrificale deve registrare
amaramente la sua impotenza.
Il sacrificale non si lascia uccidere; tutt’al più solo
momentaneamente sospendere. È allora che scatena la
vendetta sulla vita. Eliminando quella, si elimina il sacrificale.
Maturano così gesti insani e forse decisivi per il
destino eterno. Ora la persona si toglie la vita violentemente:
il suicidio. Ora domanda la dolcificazione della
morte: eutanasia. Ora domanda al medico che lo assiste
nella sua volontà suicida: suicidio assistito. La scissione
induce una serie sconfinata di strazi psicologici. Almeno i
cristiani avranno ricomposto in unità psicologica vita e
suo sacrificale. È questa l’operazione specifica di cui un
vero cristiano è reso capace. Tre punti di domanda sull’essere
cristiano dei miei fratelli.
Amano la vita, ma non accettano il suo sacrificale. Come
minimo: riservano disistima alla sacrificalità della vita.
Peggio: le riservano rifiuto, disprezzo e odio. Al colmo:
sfiducia in Dio e definitiva sua eliminazione. Si deve in
questi casi affermare che il sacrificale non è stato ancora
redento, non liberato dalla schiavitù dell’amore egoisticale,
niente affatto santificato e meno ancora fatto salvifico.
La scissione produce uno strazio di vita. Lo si vive alla
comparsa del suo sacrificale; al suo compimento dovrà
essere assaporato in tutto il suo spasmo psicologico. Vita
pacificata e morte serena è garantita al cristiano che
ricompone in unità armonica vita e suo sacrificale. Questo
vediamo nei fratelli cristiani: ingannevole presenza di
stima egoisticale e pericolosa assenza di stima sacrificale.