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Radiografia dell’autorità ecclesiale.
Sesto anello egoisticale: il monopolio del potere.
Monopolio sacramentale.
Monopolio sessual-sponsal-coniugale.

La vita inaridita può avere anche una terza causa: la sterilità
volontaria: sono gli eunuchi di libera scelta: ‘Ci sono
gli eunuchi che si sono resi tali per il Regno dei Cieli’.
Non sono i soli ad entrarvi, anche perché non a tutti è concesso
di appropriarsi di quella Parola. Alla base ci sta una
scelta preferenziale divina.
Tali eunuchi hanno preso forma storica. Sono i religiosi e
le religiose che consacrandosi a Dio si sono impegnati con
i tre voti di Povertà, Castità e Obbedienza. Sono i sacerdoti
cattolici di rito latino.
Nel parlare della castità sacerdotale si sono usate parole e
lodi altisonanti, come l’onore, il vanto, la gloria, la perla
del sacerdozio cattolico.
Parole troppo gonfie e trionfe e tali compaiono al chiarore
di luna presente. In partenza c’è una richiesta esigita dal
Vescovo che consacra uno sacerdote.
È la richiesta della castità sacerdotale (celibato ecclesiastico).
Il giovane che anela alla funzione sacerdotale, per una
vocazione Figliale interiore, si impegna a vivere castamente,
e il suo impegno lo affida pure allo scritto, firmato
dallo stesso consacrando.
Non è possibile sapere se quell’impegno si accompagni a
una scelta preferenziale divina o dipenda solamente dall’accettazione
di quell’abbinamento: sacerdozio e castità.
Lo si vedrà nel corso della vita, nella quale o l’impegno
permarrà o salterà. Permarrà sicuramente in presenza di
una profonda valutazione di quel sacrificale. Infatti il
sacrificale sessuale è preziosissimo e il suo costo è elevatissimo,
per un sesso che non è più sopito come negli anni
lontani, ma dilaga oggi scatenato in ogni luogo e in tutti i
modi. Per questo è fecondissimo proprio nell’attività
sacerdotale e in campo più vasto: quello ecclesiale.
È generosamente salvifico: dono pregiatissimo che Gesù
fa alla sua Chiesa.
Dovrebbe riscuotere la stima di tutta la Chiesa. E una
comunità ecclesiale, nelle sua varie componenti, dovrebbe
sentirsi impegnatissima a difendere e tutelare un dono così
prezioso. Ma non tutti lo fanno.
C’è un ceto, quello femminile, sposato e non, che svolge
un’azione insidiosa e pericolosa assai.
Cos’è che ve la conduce? È indubbio che il volto verginale
di un sacerdote casto, esercita, senza sua volontà, un
fascino fortissimo sul ceto femminile.
Un po’ come il volto delicato, tenero e dolce di un bambino
che affascina, e il coloro che sono dediti al libero sessuare,
fa scatenare quel male gravissimo che è la pedofilia.
Che cosa le fa fare?
a) L’attrazione verginale della curiosità per una figura
che ha dell’arcano e del misterioso. Alla curiosità si
accompagna un forte interesse che sospinge a una
vicinanza ricercata, a una dialogazione intensificata,
e a espressioni di affettuosità progredienti per modi
e intensità. Il tutto per portare avanti una verifica e
un accertamento di eventuali lati deboli, che possano
prestarsi a una azione di sfondamento. Indagini
queste che normalmente vengono condotte dalla
persona singola, raramente integrata in gruppo.
b) Non sappiamo se la spinta e la sfida vengano percepite
anche solo confusamente. Ma la spinta è diabolica:
saggiare la tenuta di Dio in un suo consacrato. Ancor
più diabolica è la sfida. Potenza femminea che sfida la
divina. Estasi femminea che sfida l’estasi divina. La
sconfitta divina dà alla donna l’ebbrezza del sentirsi
una dea. A vittoria conseguita è lei la vincente, che
canta il suo trionfo ai quattro venti, magari per far
cadere in disgrazia dei superiori, per poterlo più facilmente
strappare al suo sacerdozio e convolare con lui.
c) Cosa può ottenere? Tristi vistosi risultati concreti.
Giovani sacerdoti che lasciano. Né giudizio, né condanna,
ma unicamente l’attenzione al sacrificale
Paterno e Figliale, per dire una sola cosa: sia fatta la
vostra volontà sacrificale. Infatti tutto questo avviene
per volontà sacrificale divina.

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